La plastica, introdotta massicciamente nella vita quotidiana nel XX secolo, rappresenta oggi uno dei problemi ambientali più gravi a livello globale.
I tempi di degradazione dei materiali plastici sono estremamente lunghi e, unitamente all'enorme quantità prodotta e smaltita ogni anno, stanno causando effetti devastanti sugli ecosistemi terrestri e marini.
Tuttavia, la ricerca scientifica non si ferma e negli ultimi anni sta mettendo a disposizione materiali biodegradabili altamente promettenti, capaci di sostituire integralmente la plastica convenzionale e contribuire a un futuro più sostenibile.
Cosa sono esattamente i materiali biodegradabili?
Un materiale biodegradabile è, per definizione, in grado di essere decomposto da microrganismi, quali batteri e funghi, in elementi naturali semplici come anidride carbonica, acqua e biomassa, in tempi relativamente brevi.
Questi materiali provengono spesso da fonti rinnovabili e naturali, riducendo significativamente l'impatto ambientale legato sia alla produzione che allo smaltimento.
La biodegradabilità diventa così il fattore chiave per la transizione verso un'economia veramente circolare, eliminando i residui permanenti associati alla plastica tradizionale.
Polimeri naturali
I polimeri naturali, come la cellulosa, il chitosano e l'amido, rappresentano alcuni degli esempi più noti e promettenti di materiali biodegradabili.
Queste sostanze, estratte da vegetali, alghe o organismi marini, sono oggi elaborate in laboratorio per ottenere bioplastiche resistenti, sicure e completamente compostabili.
L'acido polilattico (PLA), ad esempio, è derivato dall'amido di mais e ampiamente utilizzato per produrre sacchetti per la spesa, imballaggi alimentari e stoviglie monouso biodegradabili.
Tuttavia, nonostante l'indubbia efficacia, il PLA richiede ancora condizioni specifiche per una completa degradazione, principalmente negli impianti industriali di compostaggio.
Alghe e micelio
Una delle novità più interessanti nel panorama dei materiali biodegradabili riguarda l'utilizzo delle alghe marine e del micelio, ovvero la parte vegetativa dei funghi.
Le alghe marine offrono una soluzione particolarmente promettente poiché crescono rapidamente, assorbono CO₂ durante la loro crescita e possono essere trasformate in pellicole, film o materiali simili alla plastica flessibile.
Un esempio emblematico è dato dalla start-up inglese Notpla che ha creato imballaggi trasparenti commestibili per alimenti e bevande, che si degradano completamente in poche settimane anche nell’ambiente naturale.
Il micelio, invece, consente di realizzare materiali leggeri ma resistenti, capaci di sostituire imballaggi in polistirolo e materiali isolanti per l’edilizia.
Aziende come Ecovative hanno già commercializzato prodotti basati sul micelio, che in poche settimane possono biodegradarsi completamente restituendo sostanze nutrienti al terreno.
Plastiche biodegradabili derivate da batteri
Un'altra affascinante scoperta riguarda i poliidrossialcanoati (PHA), materiali plastici biodegradabili prodotti da batteri attraverso processi di fermentazione naturale.
Tale categoria di polimeri ha caratteristiche simili alla plastica tradizionale, ma è completamente biodegradabile sia nel compostaggio industriale che in quello domestico.
Aziende come Danimer Scientific producono già PHA destinato a imballaggi alimentari, posate e cannucce monouso, con vantaggi ambientali significativi, dimostrando che alternative pratiche e commercialmente valide alla plastica esistono già.
Sfide e prospettive future
Sebbene i materiali biodegradabili offrano enormi benefici, ci sono ancora alcune sfide importanti da superare per una loro diffusione massiva.
Il costo di produzione, ad esempio, risulta ancora più elevato rispetto alla plastica convenzionale, rallentandone la diffusione commerciale su larga scala.
Inoltre, è fondamentale creare infrastrutture di compostaggio capaci di gestire efficacemente i materiali biodegradabili, evitando contaminazioni con plastiche non biodegradabili e facilitando così una gestione sostenibile dei rifiuti.
Tuttavia, l'Unione Europea e numerosi governi internazionali stanno promuovendo politiche e normative che incentivano l'utilizzo di questi materiali, spingendo aziende e centri di ricerca a investire ulteriormente in questa direzione.
Il futuro dei materiali biodegradabili appare dunque promettente e potrebbe rappresentare la soluzione definitiva per contrastare l’inquinamento da plastica.